“Lean and Mean”. Snello e cattivo. Oppure, con un’irriverente traduzione che mantiene il gioco di parole, “Snello e monello”. Così è stato definito il nuovo sottomarino classe Invincible della Marina di Singapore. Secondo Collin Koh, esperto di tecnologia e strategia marittima nell’Indo-Pacifico spesso consultato dal Foglio, è il più evoluto del sud est asiatico. "Singapore usa la tecnologia come moltiplicatore di forze per compensare i suoi limiti in personale". Il sottomarino è una metafora di Singapore. Tanto più nel momento dell’handover, il passaggio di consegne. Il 15 maggio, Lee Hsien Loong, primo ministro dal 2004, figlio di Lee Kuan Yew, il demiurgo della città stato, si dimetterà dall’incarico che passerà al vice primo ministro Wong Shyun Tsai, per tutti Lawrence Wong, esponente della “quarta generazione” (4G) di leader del People’s Action Party (Pap), al potere dall’indipendenza di Singapore, nel 1965. Una manovra, del tutto legittima nell’ordinamento della città stato, per permettere a Wong di presentarsi ancor più favorito alle prossime elezioni politiche, previste a novembre. Tanto più che nel 2022 Wong era stato eletto dai vertici del Pap quale leader del 4G. Anche in questo caso, sembra che a Singapore si materializzi la psicostoria, la scienza immaginata da Isaac Asimov: simile alla teoria dei giochi, permette di prevedere e orientare l’evoluzione della società umana. Solo che mentre quella descritta nei romanzi del “Ciclo della Fondazione” richiede miliardi e miliardi di persone per essere applicata, a Singapore ci si basa su una popolazione che negli ultimi vent’anni è passata da 4,2 milioni di persone a 5,9, con un indice di natalità al minimo storico dello 0,97 per cento. Ancora una volta la tecnologia diventa un moltiplicatore di forze. La stessa definizione di “Lean and Mean”, del resto, potrebbe applicarsi anche a Lee, descritto come un uomo affabile, gentile, ma anche determinato, inflessibile, cinico. "E’ il figlio di suo padre. Solo con uno stile più morbido", ha dichiarato il professor Graham Allison della Harvard University. L’autore dell’ormai classico “Destined for War: Can America and China Escape Thucydides’s Trap?” considera Lee uno dei suoi migliori studenti e uno dei top leader mondiali degli ultimi due decenni. In quei vent’anni, il pil di Singapore è più che raddoppiato passando a 466 miliardi di dollari e il reddito pro-capite è salito a ottantottomila dollari. Con la ricchezza Lee ha incrementato gli investimenti in educazione, passati da 3,69 miliardi di dollari nel 2004 a 9,52 nel 2022. Al tempo stesso, grazie alle manovre fiscali di Lee, il coefficiente di Gini, l’indicatore di diseguaglianza nella distribuzione di ricchezza, è passato da 0.42 to 0.37. In una scala dove 1 rappresenta la perfetta diseguaglianza è ancora molto alto. Ma ciò accade non per un aumento della povertà, bensì per un incremento delle ricchezze a livelli quasi incalcolabili. Secondo un recente rapporto, infatti, Singapore è la quarta città più ricca al mondo, con 244.800 residenti milionari, 336 cento-milionari, e 30 miliardari. Il problema è che Singapore sembra manifestare tutto ciò che irrita i cultori dell’ideologia woke. Per Freedom House il contesto politico è “parzialmente libero”, e le associazioni di difesa dei diritti umani ripetono la condanna per l’applicazione della pena di morte. Per i neopopulisti, il peccato capitale di Singapore è il workfare, il sistema alternativo al welfare in cui l’assistenza sociale è corrisposta a condizione che chi la riceve svolga delle attività che ne favoriscano il reinserimento lavorativo o siano di utilità sociale. Eppure, secondo il World Happiness Report (indagine sul livello di felicità in 150 paesi del mondo) Singapore si classifica al 25° posto (al primo in Asia. Italia al 33) basandosi su una media di “valutazioni di vita” quali il pil pro capite, l’aspettativa di vita. La vera sfida di Wong sarà proseguire nell’evoluzione del sistema superando le contraddizioni che la tecnologia moltiplica in proporzione alle forze. Il fatto che Singapore stia diventando leader nello sviluppo globale dell’intelligenza artificiale e della robotica, ad esempio, avrà un impatto socioeconomico ancora difficile da prevedere. “Le regole costituite si stanno logorando”, ha detto Wong all'Economist. “Ma le nuove non sono ancora definite. Ci vorranno anni, forse decenni”. Wong, 51 anni, è un uomo che sa attendere ed è la personificazione della meritocrazia singaporeana. Di origini modeste, non ha frequentato le scuole delle élite: era il classico underdog, un potenziale perdente. Almeno fino a quando non è divenuto un dark horse, un vincitore inaspettato. Il che è accaduto nel 2021, quando Heng Swee Keat, considerato il successore di Lee, decise di rinunciare alla carica di leader del 4G. Decisione probabilmente motivata dallo scarso risultato del Pap nella sua circoscrizione alle elezioni del 2020, ma anche da motivi di salute. Nel 2016, infatti, era stato colpito da un grave attacco cerebrovascolare e l’epidemia di Covid, per sua stessa ammissione, gli fece riconsiderare le priorità esistenziali. Il Covid, invece, fu il grande facilitatore di Wong. Come co-presidente della commissione per la gestione della pandemia ebbe modo di dimostrare le sue capacità organizzative e le sue qualità umane. Le sue regolari conferenze stampa sono ancora ricordate come un modello di chiarezza, precisione e rigore. Qualità che gli serviranno per riorganizzare il Pap, scosso da una serie di scandali, ma ancor più in politica estera, in un momento in cui gli equilibrismi tra Stati Uniti e Cina diventano sempre più difficili. La Cina, infatti, è ormai la potenza dominante nella regione, mentre la posizione di Singapore, punto di passaggio tra Oceano Indiano e Pacifico, la colloca al centro di ogni strategia che riguardi Taiwan e il Mar della Cina Meridionale. "La nostra politica estera è un equilibrio tra realismo e idealismo. Dobbiamo prendere il mondo com’è e non come vorremmo che fosse", ha detto Lee. Secondo molti analisti Wong sembra aver imparato la lezione ma dovrà dimostrarsi anche lui “Lean and Mean”. In questo caso come i sommergibili nucleari australiani cui è stato concesso di far scalo a Singapore.
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