Pubblichiamo il testo dell’intervento di Ella Mor, zia di una bambina rapita da Hamas il 7 ottobre, tenuto a Roma in Sinagoga durante la commemorazione del sette ottobre. Mi chiamo Ella Mor e vi parlo in qualità di zia di Avigail Idan, una bambina di 4 anni che è stata rapita da Hamas e liberata dopo un lungo calvario di 51 giorni. Fino al 7 ottobre, non ero solo una zia, ma prima di tutto una madre di due figli. Da quel giorno, però, sono anche la zia di Michael, 9 anni, Amalia, 7 anni, e Avigail, 4 anni, i cui genitori sono stati assassinati davanti ai loro occhi durante il brutale massacro e l’attacco senza precedenti di Hamas contro Israele. La nostra piccola Avigail è stata rapita e portata a Gaza da terroristi senza cuore, separata dai suoi genitori, senza sapere che da quel momento sarebbe rimasta orfana. Un’orfana nelle mani del male più puro, mentre i suoi coraggiosi fratelli si nascondevano in un armadio, riuscendo a sfuggire al rapimento. Oggi sono la zia della bambina che, suo malgrado, è diventata la bambina più famosa al mondo. Quanti di voi, nel pubblico, hanno fratelli, nipoti piccoli o figli? Anch’io, fino a quel momento, ero come voi. Avevamo una vita normale, del tutto ordinaria, fino a quel maledetto sabato, il 7 ottobre, quando ho parlato con Michael e Amalia che si erano nascosti nell’armadio. Mi hanno urlato: "Ella, i terroristi hanno ucciso mamma e poi papà". Me lo hanno raccontato mentre la loro madre giaceva senza vita davanti all’armadio in una pozza di sangue, senza più muoversi. Oggi commemoriamo, un anno dopo, uno dei più grandi disastri che Israele e il mondo moderno abbiano mai conosciuto. In quel giorno sono nati molti eroi. I miei piccoli nipoti sono stati veri supereroi, nascosti per 14 ore. Avigail è stata una supereroina, sopravvivendo senza i suoi genitori per 51 giorni nelle tenebre infernali di Gaza. Ci sono così tante storie di coraggio che mostrano il lato bello dell’umanità, della solidarietà e della fratellanza umana. In Israele, le persone si sono aiutate a vicenda, hanno salvato altri, rischiando la propria vita per mettere in salvo persone che non conoscevano. In quel giorno, ho istituito un quartier generale di emergenza e ho coordinato le forze – civili, militari e riservisti – che si sono tutte offerte volontarie. Nessuno è stato mandato a casa. Molti sono rimasti feriti nel tentativo di salvare i bambini nascosti nell'armadio e di mettere in salvo un intero kibbutz che subiva un massacro. In Israele, stiamo contando un numero straordinario di eroi e storie di eroismo. Ma, nel giorno in cui sono nati eroi, si è anche rivelato il male, la bruttezza e la crudeltà più profondi. Il lato più oscuro dell’umanità è emerso davanti agli occhi del mondo in tutta la sua orribile realtà. Se pensavamo che nel XXI secolo vivessimo in tempi moderni, che avessimo già visto il peggio, che fossimo ormai persone avanzate, che avessimo imparato dal passato, che fossimo lontani dai comportamenti bestiali perché abbiamo acquisito saggezza dalla storia, ci sbagliavamo. Ci consideriamo illuminati, pacifisti, altruisti e civili nella società occidentale. E cosa abbiamo visto il 7 ottobre? Il terrorismo islamico ha mostrato il volto più oscuro dell'umanità, una violenza che non merita di essere chiamata “umana”. Nemmeno una bestia selvaggia nel suo ambiente naturale si sarebbe comportata in quel modo. Il 7 ottobre, nel sud del mio Paese, a un’ora di distanza da casa mia, è accaduto l’impensabile: crimini contro l’umanità! Crimes against Humanity, filmati e documentati dalle videocamere GoPro di Hamas-Daesh e trasmessi in diretta sui social media attraverso gli account delle stesse vittime! Tutto questo è stato pianificato nei minimi dettagli, con un’elaborata e calcolata strategia. Avigail è stata portata a Gaza, coperta del sangue dei suoi genitori, da coloro che li hanno assassinati. È stata trascinata in un incubo di tunnel e rifugi segreti in condizioni inumane, dove ha trascorso 51 giorni interminabili. Noi, in Israele, sappiamo cosa significa vivere sotto una minaccia esistenziale. Potrei raccontarvi di quei 51 giorni in cui la mia famiglia non riusciva più a distinguere il giorno dalla notte, un periodo fatto di pensieri incessanti e tormenti mentali. Ci chiedevamo se Avigail sarebbe mai tornata e, se fosse tornata, in quali condizioni? E come le avremmo detto dei suoi genitori? Dal 7 ottobre, la nostra vita è cambiata per sempre. Cari amici, sono qui oggi con voi, quando dovrei essere in Israele, alla cerimonia commemorativa per i genitori di Avigail, Michael e Amalia. Sono qui per farvi ascoltare, perché a Roma, in Europa, e nel mondo, devono conoscere da vicino il massacro di Hamas avvenuto in Israele il 7 ottobre. Sono qui per avvertirvi, perché sembra che i terroristi che combattono in nome di Dio credano di avere la legittimità di fare qualunque cosa. Se è accaduto in Israele, può accadere ovunque nel mondo. Israele è l'unica democrazia del Medio Oriente e rappresenta un microcosmo del mondo. Quello che accade in Israele può succedere anche a casa vostra. Non importa davvero quale sia la vostra fede o da dove venite. I terroristi hanno rapito e ucciso tutti. Le persone dei kibbutz che vivono nel sud di Israele erano persone di pace, che hanno sempre inviato cibo e denaro a Gaza, portando i malati negli ospedali israeliani per trattamenti come la chemioterapia. In quel terribile giorno, 251 persone sono state rapite, inclusi neonati, bambini, donne, anziani, giovani soldati e persone che erano venute semplicemente per ballare a una festa. Abbiamo ancora 101 ostaggi a Gaza. Avigail è tornata con un accordo, ma è passato molto tempo da allora, e non ci sono stati altri accordi da quel momento. La notte in cui Avigail è stata liberata, ho promesso alle famiglie degli ostaggi, nel quartier generale delle famiglie, che non le avrei mai abbandonate! Sono con loro fino a quando tutti non torneranno. Da allora ho dedicato la mia vita alla lotta per il ritorno degli ostaggi e a un'intensa attività sociale. Ecco perché sono qui con voi. Le persone pure e innocenti sono imprigionate nei tunnel di Hamas, sottoposte a crudeltà, torture, stupri, privazioni, senza acqua, cibo, luce od ossigeno. Sopravvivono a stento e pregano in silenzio affinché li riportiamo a casa subito. Dobbiamo essere uniti, adesso. Tutti noi. Come popolo, e tutti noi come nazione. Il mondo intero deve unirsi contro il terrorismo religioso, pericoloso e spietato, che non esiterà a trovare un nuovo bersaglio. Dobbiamo unirci tutti per riportare a casa gli ostaggi. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per raggiungere un accordo. Solo così potremo riportarli a casa e aiutarli a ricostruire le loro vite. Quando un ostaggio torna dal sequestro, non c’è davvero una persona da riabilitare. La loro identità e il loro corpo sono stati rubati, e non possiamo fare altro che aiutarli a ricostruire se stessi da capo. La società israeliana è ferita e sanguinante, e siamo in guerra da un anno, lottando per la nostra sopravvivenza. Il nord è bombardato, il sud è devastato, ma senza il ritorno degli ostaggi non saremo in grado di ricostruire Israele, né noi stessi. Sono qui per chiedere il vostro aiuto e la vostra influenza. Aiutateci a riportarli a casa. Per favore, non dimenticateli. Non dimenticate noi. Restiamo uniti, tutti insieme, per obiettivi giusti e nobili, e per un mondo migliore in cui possiamo crescere i nostri figli in sicurezza e amore. Grazie mille.
Continua a leggere su "Il Foglio"