Bruxelles. L'Europa continua a crescere in modo modesto, ma il futuro della sua economia è legato alle grandi incertezze che derivano dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dal rischio di una guerra commerciale globale. In sostanzia è questo il messaggio inviato dalla Commissione con le sue previsioni economiche d'autunno. “Nell'ultimo decennio il commercio tra Ue e Stati Uniti è più che raddoppiato. Nel 2023, il commercio di beni ha raggiunto circa 850 miliardi e il commercio di serizi 650 miliardi. Complessivamente sono 1,5 trilioni”, ha detto il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Una valutazione dell'impatto dei dazi fino al 20 per cento che potrebbe imporre ancora non c'è. Ma “una possibile svolta protezionista nella politica commerciale degli Stati Uniti sarebbe estremamente dannosa per entrambe le economie”, ha avvertito Gentiloni. Le stime per il 2025 e il 2026 presentate ieri – 1,5 per cento e 1,8 per cento per l'Ue; 1,3 e 1,6 per cento per la zona euro – potrebbero essere stravolte a fine gennaio, dopo che Trump sarà entrato in carica. Germania e Italia subirebbero il colpo maggiore come principali esportatori verso gli Stati Uniti. Nel frattempo, secondo le previsioni della Commissione, l'Italia sta tornando in fondo alla classifica europea della crescita, rimanendo in cima alla classifica del debito più alto. Sul debito la principale ragione è l'effetto del superbonus. Questa misura “è uscita un po' fuori controllo e ha avuto un impatto più negativo che positivo”, ha detto Gentiloni. La Commissione ha rivisto per la terza volta al ribasso le sue stime di crescita per l'Ue e la zona euro. Alcuni indicatori sono positivi. Il processo di disinflazione continua. Il mercato del lavoro rimane forte, con un livello di disoccupazione ai minimi storici. Gli Stati membri hanno iniziato a rimettere in ordine i conti, anche se con ritmi molto diversi. Le nuove regole del Patto di stabilità e crescita non porteranno a una riduzione immediata del debito pubblico, che tornerà a salire in paesi come l'Italia e la Francia. Ma è soprattutto l'incertezza a pesare sull'economia della zona euro. Oltre al protrarsi della guerra della Russia contro l'Ucraina e del conflitto in Medio Oriente, il nuovo fattore di rischio è la vittoria di Trump, in un contesto in cui una ripartenza forte della crescita dell'economia europea non si è realizzata. Quest'anno la crescita è stimata allo 0,9 per cento nell'Ue e allo 0,8 per cento nell'area euro. La Germania è il fanalino di coda delle grandi economie con una recessione dello 0,1 per cento quest'anno. L'Italia è appena sotto la media dell'Ue con una crescita dello 0,7 per cento. La Francia beneficia dell'effetto Giochi Olimpici con un aumento del pil del 1,1 per cento. Tra i grandi sono Spagna e Polonia a fare meglio con il 3,0 per cento di crescita. Il prossimo anno l'Italia si dovrebbe collocare al terzultimo posto con l'1 per cento di aumento del pil, davanti a Francia (0,8) e Germania (0,7). Nel 2026 l'Italia tornerà a essere il fanalino di coda nell'Ue, con una stima di crescita del 1,2 per cento. Le previsioni della Commissione sul deficit e sul debito sono quasi in linea con quelle del governo. Il deficit dell'Italia è stimato al 1,1 per cento del pil quest'anno, al 1,2 per cento il prossimo e al 1,4 per cento quello successivo. Il debito passerà dal 136,6 per cento del pil nel 2014 al 138,2 per cento nel 2015 e al 139,3 per cento nel 2016. Per affrontare i problemi di crescita dell'Italia, "la medicina immediata è la serietà nei conti pubblici, e penso che la legge di bilancio italiana vada grossomodo in questa direzione", ha detto Gentiloni. I giudizi della Commissione e gli sforzi di bilancio richiesti dalla procedura per deficit eccessivo saranno pubblicati il 26 gennaio. Gentiloni ha poi sottolineato la "necessità di moltiplicare gli investimenti" usando al massimo i fondi del Pnrr. “In alcuni grandi paesi europei tra cui l'Italia nei prossimi due anni due anni e mezzo abbiamo una riserva di investimenti da mettere a terra che è gigante. Se riusciamo a mettere a terra i 190 miliardi del Pnrr penso che avremmo possiamo dare un contributo a che questa crescita". Sul debito italiano “non c'è dubbio che ci sia una stabilizzazione con qualche rialzo del debito”, ha detto Gentiloni. E' in parte consistente dovuta al protrarsi dell'impatto del superbonus. E' abbastanza assodato, traendo un po' le somme, che nell'insieme che questa misura, che pure aveva delle ragioni comprensibili, è uscita un po' fuori dal controllo e ha avuto un impatto più negativo che positivo”, ha detto Gentiloni.
Continua a leggere su "Il Foglio"