Rafforzare la sicurezza dell’Ucraina senza necessariamente passare per il suo formale ingresso nell’Alleanza Atlantica. È questa la proposta che l’Italia ha messo sul tavolo in questi mesi e che ieri è stata rilanciata a Washington, durante l'incontro tra il leader ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente americano Donald Trump e gli altri leader europei. Il piano, come spiegato dalla stessa premier Giorgia Meloni in un punto stampa, si basa su un meccanismo ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, fondamento della Nato. L’obiettivo è creare una difesa che sia in grado di dissuadere qualsiasi aggressione futura. “Siamo stati chiamati per il nostro contributo di proposte di diplomazia e siamo contenti che sulle garanzie di sicurezza si parta da una proposta italiana”, ha detto la presidente del Consiglio. L’idea non è quella di replicare la Nato in tutto e per tutto, ma di costruire un sistema più flessibile. Visto che negli ultimi 75 anni nessun paese è stato mai ammesso all'Alleanza Atlantica e che l’avvicinamento dell’Ucraina alla stessa è stato uno dei motivi dell’invasione russa, la mossa italiana vuole essere una valida scorciatoia che aggiri questi ostacoli. Come ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, parlando al Corriere: "A differenza dell’Alleanza atlantica, non avrebbe esercitazioni congiunte o truppe sul terreno a ridosso dei confini. Si tratterebbe di un impegno vincolante, non di una vera e propria organizzazione, come è la Nato. Questo renderebbe la cosa più accettabile per Putin”. Ma cosa prevede effettivamente l'articolo 5? L'ordinamento fa riferimento a un principio di difesa collettiva: un attacco contro un paese membro in Europa o Nord America è considerato un attacco contro tutti, e ogni stato deve intervenire in difesa con le azioni necessarie, incluso l’uso della forza armata, per ristabilire la sicurezza dell'area nord-atlantica. Finora gli altri leader europei hanno accolto con cautela l’idea italiana. Parlando alla stampa ieri insieme agli altri capi di stato e di governo, Emmanuel Macron ha sottolineato l’importanza di strumenti concreti. Secondo l’inquilino dell’Eliseo la priorità rimane il rafforzamento militare di Kyiv: “Penso che un articolo teorico non sia sufficiente. La prima delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina è un esercito ucraino forte. Se vogliamo che questa pace duri, deve esserci un esercito ucraino solido e robusto”, ha detto. Il premier britannico Keir Starmer, dal canto suo, ieri ha espresso fiducia nella possibilità di un passo avanti sulle garanzie di sicurezza. "Penso che questo sia un incontro fondamentale, con il giusto approccio possiamo fare progressi concreti, in particolare per quanto riguarda le garanzie di sicurezza. E l'indicazione di garanzie di sicurezza sulla falsariga dell'Articolo 5 si sposa con quanto abbiamo fatto con la coalizione dei volenterosi, che abbiamo avviato alcuni mesi fa, riunendo i paesi e dimostrando di essere pronti a impegnarci in materia di sicurezza". La “coalizione dei volenterosi”, promossa da Regno Unito e Francia a partire dal vertice del 2 marzo 2025, ha come obiettivo il cessate il fuoco e la sicurezza in Ucraina. Al suo interno si è discusso delle modalità di aiuto a Kyiv e sono emerse sensibilità diverse soprattutto per quanto riguarda l'invio delle truppe. Germania, Inghilterra e Francia sono sempre stati aperti a questa possibilità, mentre l'Italia continua a negare questa ipotesi e ha sempre puntato su un eventuale intervento dell'esercito Nato. Su quest'ultimo dirimente aspetto, sembra che ancora non ci siano accordi. "La possibilità di inviare truppe statunitensi o europee in Ucraina non è stata discussa durante l'incontro di ieri a Washington tra il presidente Volodymyr Zelensky, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i leader europei", ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte in un'intervista a Fox News.
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