Stanno per terminare 19 anni di potere della sinistra radicale indigenista in Bolivia, con il ballottaggio di domenica tra il democristiano Rodrigo Paz Pereira e il candidato di destra Jorge “Tuto” Quiroga Ramírez. “Tuto si presenta come una sorta di Milei boliviano; il ‘capitalismo per tutti’ di Paz potrebbe evocare Hernando de Soto”, ci spiega Cecilia Requena Zarate: già senatrice, e ora eletta come deputato per La Paz come capolista nella coalizione centrista del terzo classificato, Samuel Doria Medina. Al primo turno Paz è arrivato primo a sorpresa, ma adesso i sondaggi darebbero come vincitore Quiroga. “Ai sondaggi per il primo turno c’era una proporzione molto alta di elettori indecisi, fino al trenta per cento. Una gran parte di loro alla fine ha optato per Paz. Adesso gli indecisi sono meno del dieci per cento, ma di nuovo potrebbero decidere loro. Tuto è avanti di quattro punti, ma con un margine di errore di quasi il tre per cento”. “Il voto per Tuto si concentra principalmente nelle pianure e nelle classi medio-alte. Quello per Paz è nell’ovest. Le zone più alte, indigene, e anche con più povertà. Ma non è che sia riuscito a capitalizzare l'intero voto popolare. Molte persone sono comunque stufe del fallimento economico del modello Mas, che colpisce anche i più poveri. Non c'è benzina, non c'è diesel, i prezzi sono alti, non ci sono dollari”. La differenza? “Tuto rappresenta più chiaramente una destra sulla linea di Milei. Un po’ ammorbidito, perché in Bolivia non puoi non avere una certa componente sociale. Ma, ad esempio, è contrario alla proprietà collettiva della terra, e dividere la proprietà comunitaria dei contadini potrebbe facilitare la loro appropriazione da parte della grande agroindustria. Paz invece si è sforzato di avere anche un lato più popolare e populista. Propone un capitalismo per tutti, che non è un modello socialista o di sinistra. Non usa quei termini”. Ricorda le proposte di Hernando de Soto. “Sì, de Soto. Però, alla fine, non vedo grandi differenze nel modo di affrontare la crisi macroeconomica”. A proposito della strategia di de Soto per regolarizzare il capitalismo informale: Paz ha fatto scandalo in Cile perché lo accusano di voler legalizzare le auto rubate in quel paese. “Si sposa bene con un'altra sua proposta, di eliminare le dogane boliviane. In Bolivia, ci sono molti veicoli introdotti illegalmente nel paese che non hanno pagato le tasse. Non si sa esattamente quanti siano, ma un numero significativo sono anche veicoli rubati. Non tutti. Questi veicoli sono utilizzati principalmente dalla classe operaia, e in particolare fuori dalle città principali, dove c'è più controllo. Ovviamente la proposta è stata un incentivo a far entrare altre auto rubate, e ciò ha creato sia un problema di relazioni internazionali; sia un problema fiscale, di mancanza di tasse per lo Stato; sia il problema di avere aumentato il parco veicoli, in un momento in cui la Bolivia non produce abbastanza benzina per il mercato interno. Poiché gli idrocarburi sono sovvenzionati, è un ulteriore problema fiscale. Il tutto collegato al divieto che Morales impose di importare veicoli antecedenti al 2005, che rendendo le auto più costose ha incentivato il mercato nero. Ma anche l'attività mineraria in Bolivia è in gran parte illegale. Legalizzarla risolverebbe alcuni problemi, ma ne crea altri di devastazione dell’ambiente”. L’intero modello economico di Evo Morales era basato sul boom gas naturale, che è ora finito. È vero che sta arrivando il momento del litio? “Un’illusione. Le entrate dagli idrocarburi erano nell’ordine dei miliardi, qua stiamo sulle centinaia di milioni, senza contare il possibile danno ambientale e turistico. Il governo di Arce insiste per fare contratti con Russia e Cina, ma sembra essere più un asset geopolitico che un business”. Comunque, in Bolivia il Mas sta venendo mandato all’opposizione senza i problemi che in Venezuela sono evidenziati dal Nobel per la Pace a María Corina Machado. “Non è che il regime boliviano non abbia cercato di truccare i giochi. Anche da noi c’è stata una repressione spesso dura, anche se non ai livelli del Venezuela. Ma la società civile boliviana è riuscita a resistere”. Il regime è stato motivato con l’esigenza di dare infine un riconoscimento alla popolazione indigena della Bolivia, che era maggioritaria. Paradossalmente, i censimenti mostrano che proprio con il Mas al potere gli indigeni sono diventati minoranza. “È dipeso anche dal modo in cui sono state modificate le domande del censimento, e c’è stato sicuramente un rifiuto della ideologia di governo quando il modello è entrato in crisi, come c’è stato un effetto dell’urbanizzazione. La Bolivia resta comunque un paese con una forte presenza di una identità indigena, che però si sta anche articolando e modernizzando. Sono sempre più i giovani indigeni che ad esempio fanno rap, e vogliono far parte della cultura urbana ed essere ricchi senza cessare di essere indigeni”.
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