Dopo una campagna elettorale durata un mese, domenica si terranno le elezioni in Moldavia, ex repubblica sovietica indipendente dal 1991 stretta tra Ucraina e Romania: i moldavi sono chiamati a eleggere 101 membri del Parlamento con un sistema proporzionale. Sono definite le elezioni “cruciali” per il futuro europeo del paese, uno spartiacque tra la possibilità di proseguire il suo percorso di integrazione occidentale o tornare nell'orbita dell’influenza russa, come è già accaduto in Georgia. Già da settimane il governo di Chisinau denuncia un aumento delle interferenze russe: lunedì la polizia moldava ha dichiarato di aver confiscato armi ed esplosivi nel corso di oltre 250 raid in tutto il paese e ha arrestato 74 persone per un presunto complotto volto a organizzare "rivolte di massa”: alcune di queste si sarebbero recate in Serbia per ricevere addestramento da istruttori russi, anche con armi da fuoco. La presidente moldava Maia Sandu ha accusato il Cremlino di "aver versato centinaia di milioni di euro" in Moldavia nel tentativo di fomentare la violenza e diffondere disinformazione e paura. Secondo i sondaggi, saranno fondamentali i voti della diaspora, con circa 1 milione di moldavi residenti all’estero: anche per il referendum sull’adesione all’Ue dello scorso anno, i moldavi residenti in Europa occidentale sono stati cruciali per il successo del partito al governo e per il risultato. Un fattore imprevedibile sono invece i 277.000 elettori registrati nella regione separatista della Transnistria, controllata dai separatisti filo-russi. I partiti Il partito di governo della presidente Sandu è il Partito azione e solidarietà (Pas), di centro destra e pro europeo, ha ottenuto lo status di paese candidato Ue in tempi record e spera di entrare nell'Unione entro il 2030. Maia Sandu, ex funzionaria della Banca Mondiale e laureata ad Harvard, l'ha fondato nel 2016: uno dei suoi più stretti alleati è Dorin Recean, economista ed ex ministro degli Interni, diventato primo ministro nel febbraio 2023. Secondo i sondaggi Pas potrebbe perdere la maggioranza e avere difficoltà a formare una coalizione di governo: questo scenario costringerebbe il Partito a cercare una coalizione con entità più piccole come il populista Nostro Partito (guidato però dall'ex sindaco Renato Usatii, che in passato ha avuto stretti legami con politici nazionalisti russi: è abituato a giocare su entrambi i fronti nella politica moldava) e il Blocco Alternativo, che cerca di attingere al bacino degli elettori Pas delusi. I leader del Blocco alternativo includono il sindaco di Chișinӑu, Ion Ceban, e il secondo candidato alle presidenziali del 2024, Alexandru Stoianoglo. Dall'altra parte c'è il Blocco Patriottico, un'alleanza di partiti di sinistra filorussi che vede tra i suoi membri l'ex presidente moldavo Igor Dodon, che sostiene che l'integrazione europea rappresenti una minaccia per l'indipendenza della Moldavia e vuole legami più stretti con la Russia. Nicu Popescu, ex ministro degli Esteri della Moldavia ora candidato nella lista Pas ha detto a Politico che questo è un momento cruciale per la Moldavia, più che in qualsiasi altro momento degli ultimi 35 anni da quando ha ottenuto l'indipendenza dall'Unione sovietica: "Ciò che è in gioco non è solo l'integrazione europea della Moldavia. È, in larga misura, la libertà della Moldavia e la sua indipendenza". Le autorità moldave hanno stimato che durante le elezioni dello scorso anno, oltre 130.000 cittadini moldavi abbiano ricevuto denaro dai russi. Secondo il Digital Forensic Research Lab dell'Atlantic Council, la Moldavia si trova ad affrontare "persistenti minacce ibride guidate dalla Russia, tra cui guerra dell'informazione, finanziamenti illeciti, attacchi informatici e mobilitazione per procura, volte a minare l'agenda filo-Ue del governo moldavo e a rafforzare gli attori filo-russi".
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