Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato a Mar-a-Lago con la notizia che il padrone di casa, Donald Trump, aveva appena tenuto una telefonata “produttiva” con Vladimir Putin. Il Cremlino si è affrettato a confermare e il consigliere per la politica estera di Mosca, Yuri Ushakov, ha subito fornito alcuni dettagli, spiegando che Trump, come Putin, è contrario a un cessate il fuoco e pensa, come Putin, che sarebbe soltanto utile a “prolungare le ostilità”. Per dare la misura del coordinamento fra gli Stati Uniti e il Cremlino, Ushakov ha anche annunciato che dopo l'incontro con Zelensky e dopo la telefonata con i leader europei, Trump avrebbe nuovamente parlato con Putin, anche perché i due capi di stato hanno concordato di creare dei gruppi di lavoro per raggiungere la fine della guerra e creare opportunità di affari fra Mosca e Washington. Sembrava l’inizio di una seconda imboscata, dopo quella che Zelensky aveva subìto a Washington a fine febbraio, invece l'incontro è andato diversamente e l’Ucraina è riuscita a dimostrare che il suo impegno per raggiungere la pace è continuo, solido. Zelensky aveva bisogno di incontrare Trump per fargli vedere che Kyiv ha davvero stabilito un percorso per arrivare alla fine della guerra. Il percorso è la bozza di accordo in venti punti su cui gli ucraini hanno lavorato per un mese, collaborando con gli Stati Uniti. In queste settimane, che si erano aperte nel peggiore dei modi – il piano in ventotto punti che gli americani avevano scritto ascoltando esclusivamente i russi – gli ucraini sono riusciti a stabilire contatti importanti con gli emissari della Casa Bianca, Steve Witkoff e Jared Kushner, sono entrati in confidenza, hanno mostrato il metodo di lavoro, la tenacia e soprattutto un impegno solido a negoziare. Se Putin sperava che il presidente americano spingesse per la capitolazione dell’Ucraina, non l’ha ottenuta e il merito è dell’impegno negoziale degli ucraini. Donald Trump ha detto che la pace è molto vicina, Zelensky, che ormai ha imparato anche lui come tenere a freno le emozioni e la rabbia, ha confermato che il 95 per cento delle questioni sono state risolte. Sulle garanzie di sicurezza ci sarà un incontro con i leader europei nelle prossime settimane, stabilito durante la chiamata che i due presidenti hanno tenuto a Mar-a-Lago con i capi di stato e di governo di Italia, Finlandia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Polonia, Norvegia, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Trump ha ripreso a parlare degli europei come “grandi leader”, un segno di distensione nei rapporti transatlantici. Ha detto che “L’Ucraina è un paese importante. Per loro”. Il capo della Casa Bianca resta convinto che Vladimir Putin voglia la pace, quando parla del capo del Cremlino non accenna mai alle sue responsabilità di guerra, anzi scarica ogni responsabilità del conflitto sull’ex presidente americano Joe Biden, e ha ancora ripetuto: “Questa è una guerra che non ci sarebbe mai stata se fossi stato presidente”. Trump continua a non capire la profondità della minaccia russa, per lui mettere fine alla guerra rimane una questione personale. Durante la conversazione con Putin, il presidente americano ha stabilito la creazione di gruppi di lavoro, che inizieranno a operare da gennaio. Quello statunitense sarà composto dal segretario di stato Marco Rubio, dal capo del Pentagono Pete Hegseth, da Witkoff, Kushner e il generale Dan Caine. Anche Zelensky ha fatto sapere di essere pronto ad avviare il gruppo di lavoro con l’ex ministro della Difesa e capo negoziatore Rustem Umerov, il vice ministro degli Esteri Serhi Kyslytsya e il generale Andri Hnatov. Zelensky è riuscito a dimostrare a Trump il suo impegno per i negoziati, non è riuscito però a fargli capire che il Cremlino rifiuta ogni compromesso. Putin però lo ammette e soltanto sabato, si è presentato in mimetica davanti ai suoi militari per dire che Mosca non ha fretta di ottenere i territori in modo pacifico. Il Cremlino ha guadagnato altro tempo e sa per certo che Trump non ha intenzione di fare pressione su Putin – lo ha ribadito anche durante la conferenza stampa di Mar-a-Lago. Il capo della Casa Bianca è convinto che fra due settimane si giungerà a un accordo. Spenti i riflettori su Mar-a-Lago, la guerra in Ucraina continua.
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