“La Russia è pronta a firmare un patto di non aggressione reciproca con i paesi Nato”, ha annunciato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, stando a quanto riporta la Tass. “La Russia è pronta a formalizzare tali impegni sotto forma di un documento scritto e giuridicamente vincolante”. “La sua forma specifica potrà essere determinata durante i negoziati, ma dovrà trattarsi di un atto giuridico internazionale a tutti gli effetti", ha affermato sempre Zakharova. Una garanzia che però, in realtà, è una minaccia, dal momento che dimostra una volta di più il ritorno del putinismo a schemi mentali che la Storia sembrava avere ormai definitivamente superato. Un Patto di Non Aggressione, ad esempio, fu quello firmato tra Lituania e Unione Sovietica il 28 settembre 1926. Ma il 15 giugno 1940 l'Urss aggredì il paese baltico, che recuperò la propria indipendenza solo il 20 agosto 1991. Un Patto di Non Aggressione fu quello firmato tra Finlandia e Unione Sovietica il 21 gennaio 1932. Ma il 30 novembre 1939 Mosca aggredì Helsinki, e solo per la feroce capacità di resistenza dei finlandesi alla fine si accontentò “solo” di una fascia di territorio in cui abitava comunque il 12 per cento della popolazione del paese scandinavo. Un Patto di Non Aggressione fu quello firmato tra Lettonia e Unione Sovietica il 5 febbraio 1932. Ma il 16 giugno 1940 l'Unione Sovietica aggredì la Lettonia, che recuperò la propria indipendenza solo il 20 agosto 1991. Un Patto di Non Aggressione fu firmato anche tra Estonia e Unione Sovietica il 4 maggio 1932. Ma il 16 giugno 1940 l'Unione Sovietica aggredì l' Estonia, che recuperò la propria indipendenza solo il 20 agosto 1991. Un Patto di Non Aggressione fu quello firmato tra Polonia e Unione Sovietica il 25 luglio 1932. Ma il 17 settembre 1939 l'Unione Sovietica aggredì la Polonia, già aggredita il primo settembre dalla Germania, malgrado il patto di non aggressione tedesco-polacco del 26 gennaio 1934. Dopo la sconfitta del Terzo Reich la Polonia recuperò l'indipendenza, ma non il tratto di territorio occupato dall'Armata Rossa. Un Patto di Non Aggressione fu quello firmato tra Giappone e Unione Sovietica il 13 aprile 1941. Sarebbe scaduto il 13 aprile 1946, ma l'Urss dichiarò guerra a Tokyo l'8 agosto 1946; due giorni dopo la bomba atomica su Hiroshima, e il giorno prima quella su Nagasaki. Insomma, l'esperienza storica suggerirebbe che quando Mosca firma un Trattato di Non Aggressione con qualcuno, la garanzia è piuttosto che finirà per aggredirlo. Vero che a sua volta anche l'Urss fu vittima di violazioni del genere. Il Patto di Non Aggressione tra Germania e Urss del 23 agosto 1939, noto come Patto Molotov-Ribbentrop, fu infatti violato dall'attacco tedesco del 22 giugno 1941, dopo che l'Urss ne aveva comunque approfittato per attaccare Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. All'attacco di Hitler si aggiunse Mussolini, pur con il Patto italo-sovietico di amicizia e non aggressione del 2 settembre 1933. Insomma, i Patti di Non Aggressione non danno in realtà nessuna garanzia. Di più: hanno un trascorso talmente sinistro, che solo usare questa locuzione è umorismo nero di pessimo gusto. Peraltro, sulla affidabilità degli impegni di Mosca fa riferimento il Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994, con cui l'Ucraina rinunciò a 1950 bombe atomiche ereditate dal periodo sovietico in cambio di una garanzia alla integrità delle sue frontiere che la Russa violò, e su cui gli altri garanti Stati Uniti e Regno Unito non si sentirono impegnati a intervenire dopo questa violazone. Ma più in generale, il Processo di Norimberga nello stabilire come suoi primi due capi di accusa “cospirazione per commettere crimini contro la pace” e “aver pianificato, iniziato e intrapreso guerre d'aggressione”, prima ancora che “aver commesso crimini di guerra” o “aver commesso crimini contro l'umanità”, statuì che la guerra di aggressione è un crimine internazionale. Come parte di un sistema giuridico di cui è garante l'Onu. Membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu ed erede principale di quell'Urss che fu tra le Potenze che fecero il Processo di Norimberga, la Russia dovrebbe essere in teoria scrupolosa custode di questi principii. Invece offre un impegno scritto a rispettare principii che non ha rispettato e che dovrebbe comunque rispettare: più o meno, come un rapinatore che dopo avere commesso delle rapine offra a potenziali vittime un impegno scritto a non rapinarle, sottintendendo così che la parte del codice penale in cui le rapine sono considerate reato lui non le riconosce. Uniamo a ciò appunto il fatto che la Russia pretende di fare annessioni in un modo che non era più stato fatto dal 1947, mentre Trump a sua volta insiste che vuole la Groenlandia perché “gli serve”, con linguaggio simile a quello con cui Federico II di Prussia il 16 dicembre 1740 attaccò la Slesia austriaca senza dichiarazione di guerra. E ci rendiamo conto di un 2026 che inizia in un quadro di arretramento del diritto internazionale sempre più grave.
Continua a leggere su "Il Foglio"