Dopo aver spedito segretamente fuori dalla Russia alcuni campioni biologici di Alexei Navalny, il dissidente russo morto il 16 febbraio del 2024, a Charp, nella colonia penale IK-3, in Siberia, oggi la vedova Yulia Navalnaya con un video dice: mio marito è stato avvelenato da Vladimir Putin. Due laboratori stranieri hanno confermato che Navalny sarebbe morto per avvelenamento, e non di una morte improvvisa, come hanno stabilito le indagini russe. "Questi laboratori in due paesi diversi sono giunti alla stessa conclusione: Alexei è stato ucciso. Più precisamente, è stato avvelenato", dice Navalnaya, esortandoli a pubblicare i risultati: "Questi risultati sono di pubblica importanza e devono essere pubblicati. Tutti meritiamo di sapere la verità". Navalnaya nel video denuncia anche come i filmati di sorveglianza dell'ultimo giorno di vita del marito siano scomparsi, nonostante il leader dell'opposizione sia stato sottoposto a una sorveglianza costante da parte delle telecamere durante tutta la sua prigionia. L'anno scorso, anche il giornale investigativo russo Insider aveva sollevato la possibilità che Navalny fosse stato avvelenato, citando cartelle cliniche che sembravano essere state modificate. Dopo la pubblicazione del video, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto: "Non so nulla di queste sue dichiarazioni e non posso dire nulla". Ciao, sono Navalny, divenne il messaggio con cui l’oppositore si presentava a chi voleva ascoltarlo. Si metteva davanti a una telecamera, salutava, e raccontava le sue inchieste, le notizie che la propaganda non dava o diversamente da come le dava la propaganda. Nei quattro anni di detenzione era stato messo in isolamento di continuo, spostato da una colonia penale all’altra, sottoposto ad altri processi: non appariva più dietro una lastra di vetro, ma smagrito con i capelli rasati, assisteva alla pronuncia delle sue condanne nelle stanze delle prigioni, a volte dietro le sbarre. Navalny ha iniziato a scrivere un libro in carcere, "Patriot", un "formidabile appello per continuare a resistere a Putin, per continuare a mostrare il volto oscuro dei nemici della libertà e per continuare a portare avanti quella che la vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, che ha perso il marito a febbraio ucciso nelle carceri putiniane da principe dei dissidenti russi, ha definito giustamente una testimonianza dell’'incrollabile impegno del marito nella lotta contro la dittatura'", ha scritto in un editoriale il direttore Claudio Cerasa.
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