“Qui si fa l’Ucraina o si muore”, ci dice Kyrylo Budanov, il direttore dell’intelligence ucraina

25/10/2025 04:00 Il Foglio

L’ufficio di Kyrylo Budanov, il direttore dell’intelligence ucraina, è buio: luce spenta, tapparelle giù, l’unica illuminazione – fioca – viene da uno schermo acceso sul muro di fronte alla sua scrivania ricoperta di libri e fascicoli. Nonostante i russi abbiano tentato di ucciderlo molte volte, Budanov continua a lavorare qui, nella sede dei servizi segreti, sulla penisola che si trova nel mezzo di Kyiv e nel mezzo del Dnipro, il fiume che attraversa la capitale ucraina: l’unico tributo alla segretezza è l’oscurità in cui si immerge questo tenente generale di 39 anni che lavora nell’intelligence dal 2007, è stato ferito tre volte in combattimento dopo il 2014 e, di tanto in tanto, partecipa personalmente alle operazioni militari. Budanov non ama i convenevoli né i fronzoli, ha fama di essere laconico e distaccato, i suoi collaboratori ci dicono: domande brevi e precise, lui va sempre dritto al punto. Cominciamo subito dalla strategia di Vladimir Putin per l’inverno, il quarto dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina: nella notte prima del nostro incontro, la sirena che segnala i missili e i droni russi in arrivo è suonata tre volte a Kyiv, le esplosioni si sono sentite anche nel centro della città, è stata attaccata una centrale elettrica che ha lasciato parti della capitale senza luce per tutto il giorno successivo, e in un villaggio della regione è stata colpita la casa in cui abitava una mamma di 38 anni: è rimasta uccisa assieme a sua figlia di sei mesi e a sua nipote di 12 anni. Poco prima del nostro incontro, a Kharkiv i russi hanno colpito in pieno giorno un asilo in cui c’erano 48 bambini: le maestre sono riuscite a portare di corsa i bambini nel rifugio e li hanno salvati. “Non è un segreto che i russi vogliono causare un blackout totale in Ucraina – dice Budanov – Per la seguente ragione: secondo la loro idea, questi attacchi hanno un impatto sugli strati socialmente non protetti della popolazione ucraina”. “Le persone con reddito medio e alto – continua Budanov – hanno ormai a disposizione tutti i tipi di dispositivi utili per sostenere un blackout, gli inverter e le batterie, e alcuni hanno persino dei generatori privati con cui riscaldare e illuminare la propria casa. Anche le strutture militari e governative sono dotate da parecchio tempo di generatori, ma le persone colpite dagli attacchi russi appartengono agli strati socialmente non protetti, che hanno un reddito più basso. La leadership russa vuole ottenere un blackout totale perché crede in questo modo di creare un malcontento sociale dentro al paese”. Questo è il tema dominante della nostra conversazione: Putin vuole distruggere non soltanto l’Ucraina, ma l’intero sostegno all’Ucraina, quello degli ucraini e quello dei suoi alleati. Molte volte Budanov ci dirà che la cosa più importante, la preoccupazione e allo stesso tempo la forza più grande dell’Ucraina, è l’unità: senza, la guerra non si vince.  “La leadership russa vuole ottenere un blackout totale perché crede in questo modo di creare un malcontento sociale dentro al paese” Kyiv ha cambiato il modo di fare la guerra, ingegno, innovazione e strategia hanno permesso all’Ucraina di tenere la linea del fronte e di colpire obiettivi militari e strategici nel territorio russo con i deep strikes. Negli ultimi giorni, le forze di difesa ucraine sono riuscite a colpire lo stabilimento chimico di Brjansk, che produce polvere da sparo, esplosivi e componenti per carburante missilistico, e una raffineria di petrolio in Daghestan. Budanov ci dice che “gli attacchi in profondità si concentrano in due direzioni: la prima è paralizzare significativamente la produzione di petrolio russo e la raffinazione, che sono una delle principali fonti di reddito del bilancio russo. La seconda linea di intervento è, naturalmente, prendere di mira e colpire l’industria della difesa russa e le imprese che producono armi ed equipaggiamento per l’esercito russo”. La differenza tra gli attacchi ucraini e quelli russi è evidente: “Noi non combattiamo in modo mirato contro la società della Federazione russa”. I deep strikes ucraini stanno già dando risultati, lo confermano i dati sulle esportazioni russe di idrocarburi e prodotti petroliferi. “Dal settore delle esportazioni di benzina li abbiamo quasi eliminati”, dice il capo della direzione dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino. Il successo è determinato dal fatto che la difesa antiaerea russa è concentrata lungo il confine, nei territori ucraini occupati e in difesa di Mosca e di San Pietroburgo: “Quando si supera il sistema dislocato lungo il nostro confine, il volo dei nostri droni attraverso la Federazione russa è sempre senza problemi”, dice Budanov. La difesa antiaerea successiva si incontra a protezione di un oggetto specifico: “Ora la Federazione russa sta cercando di aumentarne il numero, ma i volumi sono troppo grandi per proteggere tutto”. Budanov dice di guardare i grafici, i russi stanno cercando di compensare i danni “esportando più greggio e gas liquefatto per bilanciare le entrate del loro bilancio”. Per quanto riguarda gli attacchi all’industria della difesa russa, “ci sono degli effetti, ma sono meno tangibili – dice – Si tratta di effetti più difficili da decifrare, perché stiamo creando problemi al ritmo della produzione militare russa”. La scorsa settimana, in un incontro pubblico, Budanov ha detto che gli attacchi nel territorio russo funzionano come delle sanzioni alla Russia, ribadendo ciò che ha dichiarato anche il presidente Volodmyr Zelensky: il sottotesto è che le sanzioni occidentali non sono state finora sufficienti e che l’economia russa è ancora solida. “La Federazione russa è un nemico molto potente, indipendentemente da ciò che alcuni dicono e pensano. Ricordo molto bene le opinioni che influenti figure militari russe avevano nel febbraio 2023”, dice Budanov, citandole: “Credevamo di avere un esercito molto potente e un’economia debole – dicevano – Ma abbiamo scoperto che è vero il contrario”. L’economia russa è ancora abbastanza solida da continuare la guerra: “Non mi riferisco soltanto al petrolio, parlo dell’intero settore delle risorse energetiche. Ora tutti discutono di ridurre la dipendenza dal gas russo, ma allo stesso tempo i volumi di esportazione di gas liquefatto russo stanno crescendo al punto da compensare la riduzione nel consumo del gas”. Sono proprio i proventi dell’industria energetica a permettere alla Russia di continuare la guerra, “conta anche l’aiuto di altri paesi, alleati, certamente, ma senza i proventi dall’energia, la Russia non sarebbe stata in grado di continuare a combattere questa guerra. Quindi parlando solo in termini di ipotesi, se ci fosse stato un vero embargo imposto sugli idrocarburi russi e sui prodotti derivati dagli idrocarburi, il quadro generale sarebbe completamente diverso”. In questi giorni sono stati fatti passi avanti da parte degli alleati dell’Ucraina: il 22 ottobre il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato l’introduzione di sanzioni contro i colossi petroliferi russi Rosneft e Lukoil, e le loro società controllate, e il giorno successivo l’Unione europea ha approvato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni, che include anche un “blocco energetico”. Prima di passare all’unità del sostegno degli alleati, poniamo a Budanov una domanda specifica, come piace a lui: l’intelligence americana aiuta le forze ucraine nei deep strikes? Eccolo, il Budanov laconico: “Siamo tutti parte di questo processo”, risponde.  Durante l’estate alcune fonti del Foglio dicevano che il cessate il fuoco fosse vicino: non si trattava di una speranza, gli ucraini hanno imparato a non costruire la loro strategia sulla speranza ma sulle informazioni, i calcoli, il realismo. Ma il cessate il fuoco non c’è stato. Budanov conferma che ci sono delle possibilità, ma spiega che si devono incastrare molti fattori – in Ucraina, in Russia, nei paesi alleati – e tutti insieme: soltanto la combinazione esatta di questi elementi in un momento pianificato darà dei risultati, altrimenti “la guerra continuerà”. Come tutti i leader ucraini, Budanov non critica Donald Trump nemmeno quando questi continua ad alimentare l’illusione di un negoziato possibile con Vladimir Putin: questa compostezza, ancora una volta, fa parte di un approccio che non si fonda sulle speranze né sulle lamentele, ma sul realismo. “Che ci piaccia o no, per gli Stati Uniti la Russia e la Cina sono delle potenze mondiali. La Russia non è nulla dal punto di vista economico, ma ha la potenza militare; la Cina è entrambe le cose, una potenza economica e militare. E l’America non vuole peggiorare la propria posizione in nessun senso, si preoccupa principalmente del proprio interesse, America first, e noi dobbiamo tenere conto di questa priorità. Se mi state chiedendo: ci piace?, la risposta è ovvia. Ma per loro è America first e noi non possiamo non farci i conti. Però non dobbiamo nemmeno dimenticare un’altra cosa: senza il sostegno degli Stati Uniti, chissà cosa sarebbe già accaduto qui da noi”. Nel frattempo lo slancio di Trump nei confronti di Putin, dalla telefonata del 16 ottobre alla preparazione del vertice tra i due a Budapest, è già evaporato: “Ogni volta che parlo con Vladimir, abbiamo buone conversazioni, ma non portano da nessuna parte”, ha detto il presidente americano in uno dei suoi (frequentissimi) incontri con i giornalisti alla Casa Bianca.  L’intelligence americana  collabora agli attacchi in territorio russo? Eccolo, il Budanov laconico: “Siamo tutti parte di questo processo” La proposta di Trump coincide con quella di molti leader europei: fermare il conflitto lungo la linea del fronte di oggi. Sarebbe un buon risultato per l’Ucraina? Nella penombra non è facile riconoscere come e quanto cambia l’espressione di Budanov, ma mentre parla scende un velo cupo nel suo sguardo: “E’ difficile rispondere a questa domanda perché il suo senso rientra quasi nel campo della filosofia. Per me, perdere un millimetro quadrato della nostra terra è un brutto risultato. Ma se adotti anche altri punti di vista, allora certamente risparmiarci migliaia e migliaia di morti è una cosa buona”. Sappiamo che cosa fanno i russi nei territori occupati, sappiamo delle torture, dell’indottrinamento, del soffocamento di ogni libertà, ed è per questo che per gli ucraini è doloroso, insopportabile, dover condannare altri ucraini a vivere sotto il regime russo. Ma poi ci sono le vite da salvare.     Ci mettiamo a parlare dell’Europa, degli attacchi russi contro i nostri paesi, la cosiddetta “guerra ibrida” che comprende sabotaggi, attacchi cibernetici, droni e aerei militari nei nostri cieli: cosa vuole ottenere Putin? “Questa risposta è facile – dice Budanov, il velo cupo è scomparso – nella scienza militare questa tipologia di attacco si chiama ‘ricognizione attraverso il combattimento’” e gli obiettivi sono due, anzi tre, anche se uno è più psicologico, ed è a uso interno: “Putin sta preparando i russi, vuole distruggere, nella loro testa, l’idea che l’Europa valga qualcosa, che l’Europa sia forte”. I droni nei nostri cieli hanno un obiettivo pratico, che riguarda gli europei: “I russi stanno testando la vostra reazione, la vostra capacità di prendere decisioni, la vostra volontà di usare la forza. Intanto fanno ricognizione, rilevano i vostri sistemi, capiscono come funzionano e dove sono posizionati”. E’ un doppio test insomma, politico e militare. “Ma se prendiamo tutto insieme, i droni, i sabotaggi nelle fabbriche e nelle ferrovie, gli attacchi informatici, vediamo che l’obiettivo dei russi è scatenare un sentimento contro la guerra nei paesi europei e nelle vostre opinioni pubbliche. Per loro il vantaggio è doppio: se voi europei non ne potete più della guerra, si riducono gli aiuti che arrivano a noi, all’Ucraina. E intanto i russi seminano l’idea nei popoli europei che non ci si dovrebbe proprio mettere a combattere contro la Russia. Non sono io che lo dico, è l’opinione russa al riguardo”. E come sta rispondendo l’Europa a questo doppio test, come giudica la reazione? La risposta di Budanov è una risata. Piena, spontanea. Passiamo alla prossima domanda, dice, il freddo agente ucraino scostante e taciturno continua a sorridere. Gli chiediamo allora come l’Ucraina può aiutare gli europei a difendersi, visto che da soli fanno, facciamo ridere: “Teoricamente, possiamo aiutarvi, ma finché la guerra continua, la nostra capacità è piuttosto limitata. Questa domanda riguarda il futuro e riguarda il cambiamento dell’architettura di sicurezza in Europa. Dal punto di vista geografico, la risposta è ovvia: è vantaggioso per tutti rendere l’Ucraina il più forte possibile, in modo che faccia da cuscinetto o da scudo o come volete chiamarlo. Così, l’Europa si salverebbe, altrimenti, avete sentito prima la risata. Al momento stiamo dando un aiuto condividendo la nostra esperienza di difesa”, ma se la Russia dovesse diventare più attiva – e si sta preparando – allora ci vorrebbe tutta un’altra risposta da parte degli europei.  “Se c’è unità, anche gli ucraini lo sentono e si cementa l’unità nella nostra società. E siamo onesti: in queste condizioni, nessuno può sconfiggerci” Dovrebbe essere chiaro a questo punto che è nell’interesse degli alleati il rafforzamento della difesa ucraina e secondo Budanov questa è direttamente dipendente dal mantenimento dell’unità, dal sostegno collettivo e duraturo degli alleati dell’Ucraina. “La prima cosa di cui abbiamo bisogno è preservare l’unità del mondo nel sostenerci, e questa è, tra l’altro, la cosa più complicata. Se c’è unità, allora le questioni riguardo al sostegno finanziario, al sostegno materiale come l’equipaggiamento, e forse anche al sostegno militare diretto sono negoziabili e possono essere risolte, semplicemente si trasformeranno nel tempo”, ma se l’unità non c’è, si spezza tutto, perché “l’unità esterna si riflette sull’unità interna qui in Ucraina, nella nostra società. Quindi se il sostegno è potente e unito, anche gli ucraini lo sentono e si cementa l’unità che ancora c’è nella nostra società. E siamo onesti: in queste condizioni, nessuno può sconfiggerci”.  “I russi stanno testando la vostra capacità di prendere decisioni e di usare la forza. Intanto rilevano i vostri sistemi, capiscono come funzionano e dove sono posizionati” Finiamo la nostra conversazione parlando dell’Italia, Budanov dice che l’Ucraina continua ad aver bisogno soprattutto dei sistemi di difesa antiaerea Samp/T, “abbiamo a disposizione una quantità bassa, a un livello critico, di questi missili”. Serve tutto, serve tanto, gli italiani dovrebbero capirlo, saperlo, sentirlo. “Vi cito un vostro eroe nazionale – dice Budanov – Giuseppe Garibaldi, che disse: ‘Qui si fa l’Italia o si muore’”, citando le parole che Garibaldi disse a Calatafimi nel 1860, per dare coraggio e forza ai suoi uomini in un momento critico della battaglia contro i borbonici. “Ecco, questo vale anche da noi, ‘qui si fa l’Ucraina o si muore’”, dice Budanov, che è un eroe dell’Ucraina, gli è stata conferita la Stella d’oro nel 2024 da Zelensky per il suo coraggio personale e per il suo eroismo nella difesa dell’Ucraina.  Il direttore dell’intelligence si alza, ora i quadri, le fotografie, le statuette, i diplomi, i libri e il suo volto diventano visibili: ha acceso la luce. 

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