Lunedì mattina la Thailandia ha effettuato alcuni bombardamenti lungo il confine con la Cambogia contro le installazioni militari che, secondo il governo di Bangkok, sarebbero responsabili di aver violato i termini del cessate il fuoco ottenuto a fatica a ottobre dopo l’inizio della crisi quattro mesi prima. L’azione di forza thai, che segue l’uccisione di un soldato di pattuglia thailandese e l’installazione di mine antiuomo da parte dei soldati cambogiani, è soprattutto un messaggio al regime cambogiano guidato da Hun Manet, figlio di Hun Sen, che continua ad accusare la Thailandia di un presunto piano d’invasione. Eppure domenica era stata la parte cambogiana ad aprire il fuoco sul confine contro le forze di sicurezza thai, e solo a quel punto la Difesa di Bangkok aveva emesso un ultimatum. Secondo la parte cambogiana i bombardamenti avrebbero ucciso quattro civili, la Thailandia accusa Phnom Penh di voler provocare una guerra, e di non essere interessata davvero a un cessate il fuoco. Nel frattempo, le Forze armate thai hanno diffuso il video dell’abbattimento di una statua molto simbolica, quella del Cavallo d’oro dedicata alla terza divisione di supporto dell’Esercito reale cambogiano, situata a Phlan Hin Paet Kon, cioè l’area più critica, quella in cui finora ci sono stati più scontri fra i due paesi. Dopo l’azione di forza thailandese di oggi, la situazione è tornata molto complicata, e rischia di compromettere l’intera regione del sud-est asiatico, dove la presenza e l’influenza americana sono sempre più un ricordo. A fine ottobre, durante il suo tour asiatico, il presidente americano Donald Trump aveva assistito alla firma di un cessate il fuoco fra Thailandia e Cambogia, e prima di allora aveva comunque inserito la crisi fra i due paesi dentro al conteggio dei suoi successi diplomatici. E invece il conflitto fra Bangkok e Phnom Penh è proprio il simbolo di un delicato sistema internazionale la cui struttura pacifica non può essere garantita soltanto dalle minacce, dagli scambi commerciali e dalla diplomazia economica.
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