L’altro ieri il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (Sbu) ha arrestato per la prima volta due cittadini cinesi accusati di spionaggio militare. Si tratta di un ex studente 24enne di un’università tecnica della capitale ucraina – rimasto nel paese nonostante fosse stato espulso nel 2023 per scarso rendimento – e di suo padre, residente in Cina ma con all’attivo frequenti viaggi in Ucraina. I due sono sospettati di aver cercato di ottenere documenti riservati sullo strategico sistema missilistico Neptune, per trasferirli illegalmente all’intelligence cinese. Il giovane avrebbe tentato di reclutare un cittadino ucraino con accesso a informazioni classificate, ed è stato arrestato mentre riceveva documenti segreti. Nelle loro abitazioni sono stati sequestrati telefoni con comunicazioni criptate. Il missile Neptune, sviluppato in Ucraina, è noto per aver affondato l’incrociatore russo Moskva nel 2022 ed è considerato una delle armi chiave nella difesa contro la flotta russa nel Mar Nero. La Cina è accusata da Kyiv di sostenere l’industria bellica e l’economia della Russia, fornendo tecnologie dual-use e aiutando Mosca ad aggirare le sanzioni. Zelensky ha imposto sanzioni a cinque aziende cinesi coinvolte nella fornitura di componenti per droni usati da Mosca. Martedì scorso il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato un documento che impone sanzioni ad altre cinque aziende cinesi, oltre quelle già sanzionate perché accusate di aver fornito componenti rinvenuti nei droni russi tipo Shahed utilizzati per attaccare l’Ucraina. Secondo quanto risulta al Foglio, l’Sbu si fida sempre meno della Cina e delle tecnologie cinesi presenti nel paese, come Huawei.
Continua a leggere su "Il Foglio"