Tra le notizie più discusse legate al voto europeo dello scorso giugno ricordiamo l’elezione, a Cipro, dello youtuber Fidias Panayiotou. Il creator ventiquattrenne, candidatosi come indipendente, ha raccolto quasi il venti per cento dei consensi al suo esordio elettorale. Questo exploit ha interessato la stampa internazionale sia per la sua atipicità, la discesa in campo di una celebrità dei social, che per i suoi aspetti grotteschi (Panayiotou ha sempre dichiarato, prima e dopo l’ingresso all’europarlamento, di “non sapere nulla di politica”). Ma finita la curiosità dei giorni successivi ai risultati, la notizia ha smesso di essere tale e il caso si è sgonfiato. Considerare l’europarlamentare cipriota come l’ennesimo prodotto di internet, però, è stata una scorciatoia che ha portato molti ad ignorare le vere problematiche della sua avventura europea. All’inizio del suo mandato, Panayiotou ha dichiarato di voler far decidere agli utenti che lo seguono cosa e come votare a Strasburgo. La sua attività europarlamentare è un format, uno dei tanti, a cui si aggiunge quello dei TikTok divulgativi sul Parlamento europeo e l’Ue in generale. Il suo obiettivo dichiarato è quello di “rendere la politica cool”, frase che l’influencer ripete ossessivamente in ogni intervista, ma dai voti che ha espresso finora (e da alcuni contenuti passati sottotraccia) traspare un indirizzo politico chiaro che cozza con la presunta ingenuità del suo personaggio. Lo scorso 5 luglio, Panayiotou ha pubblicato su TikTok un breve video titolato “Quanto guadagnano i politici” in cui spiega (male) che tra stipendio, rimborsi e benefit vari riceve sessantamila euro al mese. E' il contenuto più visto dal suo ingresso in politica. Il filmato, ricco di ammiccamenti anti-casta, viene ripubblicato sui social da blog e pagine euroscettiche con alcune di queste che presentano l’influencer come “nuovo eroe politico emergente” per aver rivelato “quanto guadagnano i globalisti di Bruxelles”. Questo primo incontro tra l’eurodeputato e la galassia sovranista sembra avvenire quasi per caso e i pochi commentatori che si interessano di Panayiotou pensano ancora che la sua sia semplice ignoranza strumentalizzata da terzi; anche il voto contrario alla rielezione di Ursula von der Leyen viene attribuito alla diretta volontà dei follower, rafforzando l’equivoco. Ma è nei mesi successivi, quando anche gli ultimi giornalisti interessati alla sua vicenda smettono di occuparsene, che Panayiotou getta la maschera e il sospetto che lo youtuber agisca seguendo una precisa agenda politica diventa fondato. Il primo caso degno di nota è il voto per autorizzare Kyiv ad utilizzare i missili europei in territorio russo: niente scaricabarile sui follower, Panayiotou annuncia su TikTok che voterà contro “l’invio di armi e soldi all’Ucraina, non perché abbia qualcosa contro gli ucraini ma per evitare l’escalation”. La posizione ‘pacifista’ del cipriota non è il risultato di un fraintendimento dato che, intervistato dal giornalista Manolis Kalatzis, ha avuto modo di spiegare nel dettaglio il proprio punto di vista sul conflitto: “Il settanta per cento degli ucraini parla russo quindi voterebbero per far parte della Russia” ha affermato Panayiotou, aggiungendo che “l’America cerca di indebolire la Russia manipolando gli ucraini, facendoli andare in guerra”. Queste posizioni (espresse nel corso di un’intervista di novanta minuti, non un TikTok di venti secondi) spiegano i motivi dietro alcune delle più recenti iniziative di Fidias Panayiotou, dal viaggio in Georgia in qualità di osservatore europeo durante le ultime elezioni (dove, pur avendo filmato gli uomini di Sogno georgiano mentre infilano una manciata di schede elettorali nell’urna, ha dichiarato che non sono stati commessi brogli) all’ultimo video virale in cui si scaglia contro la politica estera degli Stati Uniti, ripetendo testualmente i cavalli di battaglia della propaganda russa. Nulla di diverso dai tanti personaggi legati al Cremlino che popolano Strasburgo. Ma il caso di Panayiotou è diverso perché la truffa dello youtuber ingenuo alla scoperta della politica non solo continua sui suoi canali social, ma è stata rilanciata e mai smentita (o anche solo approfondita) dalle alcune tra le testate più autorevoli. Anche italiane. Che si tratti di una quinta colonna o semplicemente di un’utile idiota, Panayiotou è assolutamente consapevole di quello che sta facendo. Quello dello youtuber cipriota è stato l’inganno di un cavallo di Troia. E ci sono cascati tutti.
Continua a leggere su "Il Foglio"