L’Ucraina guarda anche all’Italia per rafforzare il proprio apparato difensivo e accelerare la produzione di sistemi senza pilota. Lo ha confermato il ministro degli Esteri ucraino Andrij Sybiha, in visita a Roma ieri insieme al presidente Volodymyr Zelensky, in due interviste parallele rilasciate alla Repubblica e al Messaggero. Sybiha definisce il progetto parte del “pacchetto deterrenza”, un insieme di misure volte a incrementare l’autosufficienza dell’esercito ucraino, in particolare nella produzione di droni: “Al momento produciamo il 40 per cento del fabbisogno, l’obiettivo è arrivare al 50 per cento nel futuro prossimo”, ha spiegato. Il nodo centrale riguarda la possibile collaborazione industriale con Leonardo, il principale gruppo italiano della difesa. Sybiha ha confermato esplicitamente che Kyiv vuole avviare una coproduzione di droni con l'azienda italiana: “Sì, siamo pronti a coprodurre, condividendo esperienza e tecnologie con l’Italia”, ha dichiarato. “La cooperazione industriale deve essere un vantaggio per entrambi”. E sottolinea come per Kyiv sia strategico “diversificare” la produzione militare all’interno dell’Europa. Il tema sarebbe già stato affrontato nel bilaterale tra Zelensky e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di localizzare parte della produzione direttamente in Italia. Alla Repubblica, Sybiha chiarisce: “Stiamo già portando avanti la coproduzione con alcuni Paesi, per quanto riguarda l’Italia ne stiamo discutendo”. Lo stesso passaggio compare nell’intervista al Messaggero, dove il ministro aggiunge un dettaglio significativo: “I prodotti possono essere testati sul campo di battaglia, questo garantisce qualità”. Il dossier droni è solo una delle quattro priorità che l’Ucraina ha sottoposto al governo italiano. Sul fronte militare Sybiha ha ribadito l’urgenza di sistemi di difesa aerea come Samp-T e Patriot. Spiega che la Russia “usa la migrazione come arma” colpendo infrastrutture civili per spingere gli ucraini a lasciare il paese. Altrettanto sensibile il capitolo delle capacità a lungo raggio, che secondo Sybiha l’Italia potrebbe fornire, pur definendo i dettagli “argomenti sensibili”. Sul piano politico-diplomatico Kyiv chiede infine un ruolo attivo dell’Italia nelle garanzie di sicurezza e nell’utilizzo degli asset russi congelati, con Sybiha che parla di un’Europa “molto vicina a un’intesa”. Cingolani: “Europa in ritardo sulla difesa, servono nuove tecnologie” Le parole del ministro ucraino arrivano mentre anche Leonardo, per voce del suo amministratore delegato Roberto Cingolani, richiama l’Europa a un salto di qualità in ambito difensivo. Intervistato da Bruno Vespa nel programma Rai “Cinque minuti”, Cingolani ha sottolineato come il continente soffra “un gap a livello di armamento e di difesa che non ci rende un continente sicuro”. Le tecnologie militari, in particolare quelle legate ai missili e ai droni, evolvono con una rapidità tale da rendere difficile stimare quando l’Europa sarà pienamente preparata: “È una domanda molto complessa perché queste sono tecnologie che evolvono con una rapidità impressionante”, ha osservato. Il numero uno di Leonardo ha ricordato che “le grandi aziende europee si stanno consorziando, si stanno dando una mano”, prevedendo un miglioramento delle capacità difensive nell’arco di “2-3 anni”, pur ammettendo che “per essere sicuri ci vorrà molto di più”. Un quadro che rende ancora più strategica la cooperazione industriale con paesi come l’Ucraina, soprattutto in settori, come quello dei droni, destinati a diventare centrali nella difesa europea dei prossimi anni.
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